La cittadina di Sambuca è situata nell’entroterra
sud-occidente della Sicilia ai margini della valle del Belice e alle pendici
del Monte Genuardo . Per riuscire a leggere la geografia storico-culturale
dell'odierna Sambuca di Sicilia, occorre distinguere alcuni momenti storici:
Preistoria
Il periodo preistorico nel territorio sambucese è caratterizzato dalla presenza degli Elimi,
che fondarono Elima ed Entella, e dei Sicani che spinsero i primi verso la
parte Nord-Ovest dell'isola. Basamenti di capanne preistoriche di quest'epoca
si trovano nelle adiacenze della zona archeologica di Adranone. Si tratta di
resti costituiti da massi di pietra calcarea e di utensili primitivi. Si
presume risalgano al periodo anteriore al VII secolo a.C., al tempo cioè in cui
ha inizio la penetrazione greca in Sicilia.
Greci e Punici
Con la penetrazione fenicia il territorio sambucese
si affaccia alla storia. Nella zona archeologica di Adranone le alterne vicende
tra coloni greci e commercianti cartaginesi si rivelarono intersecate, testimonianza
ne sono i ricchi e numerosi reperti sino ad oggi portati alla luce. Adranone
scompare dalla storia con la sua distruzione avvenuta con l'ultima guerra
servile nel 103/105 a.C. ad opera degli eserciti romani.
Gli Adragnini in Adragna
Distrutta Adranone gli abitanti superstiti fondano
una nuova città più a valle cui danno nome di Adragnus (oggi Adragna) per
ricordare la loro città di origine. Adragnus originariamente fu un borgo rurale
pressoché ignorato dai Romani. Nel periodo paleocristiano fu evangelizzato e
divenne una comunità cristiana. Vi sorsero successivamente sul finire del primo
millennio, delle imponenti chiese. Si ha notizia certa di tre luoghi di culto
dedicati a San Vito martire, a San Nicolò di Bari e alla Madonna Bambina.
Nel periodo saraceno questa comunità restò chiusa e
limitata ai rapporti con gli arabi che, costruita Zabut più a Sud nel cuore
della vallata, pretesero dai cristiani di Adragnus il pagamento della
"Gesia", un tributo che veniva fatto pagare ai cristiani per potere
professare senza noie la propria fede con atti liturgici e culto pubblico.
Periodo Arabo - 830 d.C.
Zabut, l'odierna Sambuca, fu fondata dagli Arabi
intorno all'830, qualche anno dopo il loro sbarco in Sicilia. Circa l'etmologia
del nome "Zabut" esistono varie interpretazioni.
Leonardo Sciascia scompone l'attuale nome Sambuca
in as-Sabuqah e lo interpreta "luogo remoto". Gli intellettuali sambucesi
della metà dell'800 furono indecisi tra
due interpretazioni: Sambuca, da Zabut, strumento musicale a corde di forma
triangolare e macchina da guerra da "sambukie".
Infine, Vincenzo Navarro l'animatore del
"salotto", decretò che "Sambuca", "Zabut", non è
altro che un'"arpetta". Il Navarro, però, commise l'errore di mettere
insieme due sinonimi per ridare un nome ad una cittadina fino allora chiamata
"La Sambuca" e da allora sino al 1928 Sambuca Zabut; nel '28 infatti
Mussolini cancellò Zabut e la specificò regionalmente aggiungendo "...di
Sicilia".
L'interpretazione più storicamente ed etmologicamente
perfetta sembra sia quella che si ricava dal documento di Guglielmo II, detto
"Il Buono", datato 1185 con il quale si donava alla Chiesa di
Monreale la "Chabuta seu Zabut".
Appare
chiaro che "Chabuta" - splendida - in questo documento vuole essere
una specie di esplicitazione di Zabut o Zabùt, un'esplicitazione di Chabuta. Il
che è avvalorato dalla congiunzione disgiuntiva latina "seu", ovvero.
Ma perchè Zabut? La tradizione popolare e la
leggenda indicano quale fondatore di Sambuca l'Emiro Al-Zabut, un seguace
dell'ascetico conquistatore maghrebino Ibn Mankud l'"Ardente guerriero
della fede", signore indipendente delle Kabyle di Trapani, Marsala e
Sciacca che guidò le truppe d'assalto dell'Afrfriyqal alla conquista di
Castrogiovanni, Val di Noto e, dopo lungo assedio, alla presa di Siracusa,
allora capitale bizantina dell'isola.
Secondo
questi dati l'Emiro AL-Zabut partecipò come giovane guerriero alla conquista
della testa di ponte di Mazara ed ebbe ruolo di rilievo nei combattimenti di
Girgenti e Castrogiovanni, guadagnandosi per il suo valore l'appellativo
"Al-Chabut" - lo splendido - che trasmise alle terre da lui
conquistate.
Periodo Normanno- Svevo
La storia documentata di Sambuca comincia dal 1089,
anno in cui, il casale di Zabut venne conquistato dai Normanni, pervenne al
regio demanio e venne aggregato alla Contea di Calatafimi. Nel giugno del 1185
Guglielmo II smembra dalla Contea di Calatafimi il casale di "La Chabuta
seu Zabut", e, insieme con Giuliana, Comicchio e Senurio, con un privilegio,
lo concede in feudo al Monastero di Monreale.
Zabut fu
abitata da popolazione islamica fino al tredicesimo secolo fino a quando si
ribellò alle operazioni di consolidamento imperiale ordinate da Federico II che
costruì il Castello di Giuliana da usarsi come quartiere generale per la
soluzione della "questione saracena" in Sicilia, voluta dal Papa.
Zabut resistette per due anni. La resistenza fu stroncata nel 1225 e la strage
fu totale.
Sambuca
conserva ancora le tracce di questa sua matrice islamica nel "quartiere
arabo", costruito da un impianto urbano che si sviluppò attorno a sette
"Vicoli saraceni", trasformati in un museo vivente di storia
arabo-sicula e nella fortezza di Mazzallakkar sulle sponde del lago Arancio che
viene sommersa ogni qualvolta s'innalza il livello del Lago. La cultura, le
tradizioni popolari, i modi di esprimersi degli abitanti di sambuca
testimoniano di questa origine storica. La cittadina-fortezza di Zabut, dopo
l'eccidio e la deportazione dei superstiti saraceni, fu lentamente ricostruita.
Gli arabi convertitisi al Cristianesimo per paura o per convinzione e i
cristiani di Adragnus convissero insieme pacificamente.
I Normanni,
distribuendo feudi e castelli, diedero inizio alla feudalità e al baronaggio di
fortunate famiglie che, dopo la morte di Federico II, si rafforzarono sempre
più, divenendo i padroni delle città e terre della Sicilia. Anche Sambuca fu
soggetta a baronie secolari.
Periodo Aragonese
Dopo esser appartenuta al monastero di Monreale,
nel 1320 Federico II d'Aragona conferì a Pietro Lancia, già signore di Naro,
Caltanissetta e Delia, la Baronìa di Sambuca.
Nel 1340 Cesarea Lancia fu dotata dal padre del
feudo con il titolo di baronessa e lo recò all'infante Giovanni d'Aragona, suo
consorte, figlio del suddetto Federico II d'Aragona. Di costoro fu erede
l'infante Eleonora, la quale, nel 1346, sposa Guglielmo II Peralta, conte di
Caltabellotta. La baronessa, alla sua morte (1405), lasciò il castello e il
casale a Raimondetto Peralta, figlio di suo figlio Nicolò.
Distrutta nell'autunno del 1411, sul finire della
lunga guerra di successione al Regno di Sicilia, la cui protagonista fu una
donna, Bianca di Navarra, gli Adragnini si trasferirono nella fortezza di
Zabut, risparmiata alla distruzione per l'eroica resistenza opposta all'assedio
dei seguaci del Barone di Modica e per l'imponenza delle sue fortificazioni.
Avviene così
che il primitivo impianto urbano della parte settentrionale di Zabut,
costituito da un'acropoli e da un quartiere di viuzze, incomincia ad ampliarsi
verso le propaggini della collina e in seguito alla guerra di successione al
Regno di Sicilia, la Baronìa conobbe un notevole incremento demografico dovuto
alla distruzione dei casali di Adragna, Comicchio, Senurio e Terrusio. Infatti,
i superstiti, scampati alle scorrerie del Caprera, si rifugiarono nel castello
di Zabut, allora forte e ben munito. Accresciuta la sua popolazione,
l’adiacente casale, ampliato di nuove fabbriche, venne detto terra e anche
università della Sambuca.
Periodo Castigliano
Raimondetto nel 1447 ottenne dal re Alfonso il
Magnanimo il privilegio di poter donare la baronìa di Sambuca ad Antonio
Peralta, alias De Luna, conte di Caltabellotta, suo nipote. Questi, nel 1448 la
vendette a Federico di Ventimiglia, barone di Tripi.
Nel 1453 il figlio di Federico, Giovan Giacomo,
ebbe l'investitura di Sambuca che, nel 1485, vendette a Federico Abbatellis.
Carlo De Luna Peralta, conte di Caltabellotta, dopo averla comprata, nel 1491
la vendette a Pietro e Gilberto di Bologna. Da allora la Baronìa passo di padre
in figlio fino a quando nel 1531 non fu comprata dai Bardi.
Nel 1537 Pietro Caruso ottenne la bolla per fondare
l'Ospedale che prendeva il suo nome.
Nel 1570, da Baronìa, la Terra della Sambuca venne
promossa a Marchesato con privilegio del re Filippo II (Madrid, 15 novembre
1570): Nicolò Bardi Mastrantonio e Centelles, per concessione del re Filippo
II, acquistava il dominio della Baronìa di Sambuca e ne diventava il primo
marchese. Il figlio Vincenzo fece costruire due conventi: quello dei Riformati
e quello dei Cappuccini.
Il terzo Marchese, e ultimo dei maschi della
nobilissima famiglia Bardi, fu Ignazio. Dopo di lui, il Marchesato venne
ereditato dalle sorelle Giulia ed Elisabetta. Nel 1666 passò ai Beccadelli di
Bologna assurti successivamente al rango di Principi con il Principato di
Camporale. Pietro Beccadelli ricevette l’investitura del Marchesato recato in
dote dalla sua consorte Antonia Ventimiglia, figlia di Elisabetta Bardi e Carlo
Ventimiglia.
Nel 1600 vennero costruiti palazzi baronali e
signorili - Palazzo Navarro, Planeta, Fiore e Oddo - chiese (Chiesa Madre, Chiesa del Purgatorio,
Chiesa della Concezione, Chiesa di san Giuseppe, Chiesa del Rosario, ecc), monasteri e conventi. Fu un secolo attivo e
fecondo per la nostra cittadina che godeva di una buona produzione agricola e
di una redditizia attività artigianale. Nelle campagne si coltivava grano,
olio, vino, fave, meloni. Fiorente era la manifattura di vasi per olio e
recipienti per acqua di ottima creta locale.
Nella prima metà del 600 venne costruita la Chiesa
Madre, situata nella Piazza Baldi Centellis, chiamata così in ricordo dei primi
marchesi della Sambuca, ma principalmente a memoria di Donna Giulia, marchesa,
e della sorella Maria che finanziarono la costruzione del monumentale tempio,
la Matrice, che domina questa piazza. La Chiesa occupa una parte dell'antico
Castello di Zabut e tutta la parte della primitiva Chiesa di S. Pietro Apostolo
costruita intorno al 1420. Si tratta di una chiesa a tre navate, divise da
colonnati che sorreggono archi a tutto sesto. Di forma a croce romana, nel
punto in cui il transetto si interseca con la navata centrale s'innalza la
cupola di ispirazione. rinascimentale. I muri, le colonne, le volte reali, le
basamenta ciclopiche di pietra tufacea dura conferiscono al tempio un rigore e
un'armonia claustrale che conquista il visitatore. Il campanile, che culmina a
guglia piramidale, coperta da quadrelli di ceramica policrome e sorretta da
enormi ma armoniose foglie d'acanto scolpite nella dura pietra del tufo, è un
raro gioiello che non è facile trovare nell'architettura d'epoca della Sicilia
occidentale. Opera di artigianato locale che lavorò sotto la guida di ingegneri
palermitani, la Matrice è ricca di stili compositi: il portale di rozzo stile
arabo-normanno proviene di sicuro da una delle chiese della distrutta Adragnus;
mentre tutto l'ornato del portale della fiancata destra che si affaccia sulla
Piazza Baldi Centellis è ispirata a motivi rinascimentali commisti a delicati influssi
barocchi.
Nel 1700 Sambuca conobbe un'ulteriore espansione
demografica, crebbe di importanza e di prestigio. In campo artistico spiccava
la figura di Gioacchino Viscosi, frate cappuccino, noto meglio come Fra Felice,
celebre nella pittura e ricordato specialmente per la bellezza delle sue
Madonne.
Tra i Principi Marchesi della Sambuca, i più
celebri furono Don Pietro - 1695/1781 - e il figlio Don Giuseppe - 1726/1813.
Periodo Borbonico e Regno d’Italia
Il 1800 un secolo pieno di impegnative iniziative
culturali. Dal 1849 venne costruito il Teatro Comunale per iniziativa di un
comitato di cittadini borghesi, a cui stava a cuore il progresso sociale di
Sambuca e aperto agl'influssi artistico-letterario-patriottici.
Per mancanza di fondi nel 1852 il Teatro venne
trascurato. I discendenti dei proprietari decisero di venderlo, nel 1886, al
Comune. Nasceva "L'Arpetta", trimensile di amenità letterarie,
fondato e diretto dal medico, poeta e scrittore Vincenzo Navarro con la
collaborazione del figlio Emanuele, di Vincenzo Merlini, Giuseppe Macherione,
Lionardo Vigo, Giulietta Amodei, Francesco Vicoli e Annetta Prestana. Il gruppo
tenne stretti legami con artisti palermitani e appariva aperto alle idee
liberali che si diffondevano in Sicilia.
Dell'attività letteraria di Vincenzo Navarro rimane
un volume che raccoglie idilli di caccia, novelle lirico-romantiche, romanze,
tragedie, carmi e prose. Del figlio, vissuto a Parigi, amico di A. Dumas e G.
Sand, critico letterario de "La Fronda" e del "Fanfulla della Domenica",
legato a Capuana, Verga, Matilde Serao e Pirandello, intellettuale liberale che
si arruolò al seguito di Garibaldi, ci rimangono le raccolte di racconti
"Ces meussieurs et ces dames", "La vita color di rosa",
"Macchiette parigine", "Donnine", "Storielle
siciliane" e il romanzo "La Nana". Emanuele Navarro fu il più
rappresentativo elemento di collegamento tra i naturalisti francesi e gli
scrittori veristi.
Nel 1860, la colonna Orsini, che, inseguita dalla
colonna Mekel-Bosco, ricevette ospitalità dagli zabutei. I garibaldini
sostarono a Sambuca, si rifocillarono, fecero provviste di muli, cavalli,
vettovaglie. Lo spirito risorgimentale di Sambuca venne confermato dal grande
numero di volontari che seguirono Garibaldi e dai risultati del plebiscito. Dopo
il 1860, anno in cui la Sicilia fu annessa al Regno d'Italia, per distinguere
la nostra Sambuca da Sambuca Pistoiese fu aggiunto il secondo nome
"Zabut".
Nel 1923 il nome di Sambuca Zabut, in una seduta
del Consiglio Comunale, fu sostituito con
Sambuca di Sicilia, in ossequio alle
direttive autarchiche e nazionaliste del fascismo.
Del castello non rimane nulla. Abitato fino al 1819, ridotto a carcere comunale, fino al 1830 era in buono stato. Dal 1837 lo si cominciò a diroccare barbaramente e vi furono costruite sopra nuove fabbriche private. Nel 1854, per opera dei missionari Gesuiti, rase del tutto le sue rovine, vi fu ricavato il Calvario, spazioso terrazzo cui si accede mediante una sontuosa gradinata.
Il paese conobbe benessere e miseria, prosperità e
pestilenze, e, nel 1875, venne colpito dalla peste. Si tramanda che, in questa
triste circostanza, la Madonna, che oggi si venera nella Chiesa del Carmine,
sia stata trasportata dalla Torre di Cellaro, in cui si trovava, a Sambuca, e
che al suo passaggio la peste cessasse. La Sacra Immagine, per aver prestato
ascolto ai gemiti degli appestati, prese l'appellativo dell'Udienza, mentre,
per commemorare l'evento, venne istituita una solenne processione notturna che
tuttora ricorre annualmente la terza domenica di maggio. Nel 1847, venne
proclamata compatrona insieme con San Giorgio, già patrono del paese.
Dal punto di vista culturale, Sambuca offre la
possibilita' d'ammirare la Concezione, la Chiesa del Carmine in onore di Maria
Santissima dell'Udienza e presenta alcune opere dal notevole interesse
artistico, a partire dalla statua marmorea rappresentante la Madonna
dell'Udienza attribuita ad Antonello Gagini ed un seicentesco Crocifisso ligneo
- e la seicentesca Chiesa Madre, edificata nell'area del Castello di Zabut.
Tra gli edifici civili cittadini sono da ricordare
il Teatro Comunale “ l’idea”, il Palazzo Navarro, il Palazzo Panitteri, il
seicentesco Palazzo Fiore
Anche l'urbanistica cittadina ha risvolti
interessanti, a partire dal suggestivo quartiere saraceno recentemente
restaurato e costituito da brevi vie, da basse abitazioni e da cortili.
Dal punto di vista archeologico, non si puo'
certamente dimenticare la zona archeologica del Monte Adranone. L'insediamento
greco del VI sec. a.C. si sovrappone ad uno più antico, indigeno. Il sito, in
cima al monte, in posizione dominante. E' naturalmente difeso su un lato e
viene cinto da possenti mura sugli altri due a formare uno spazio vagamente
triangolare. La città, identificata con Adranon di cui ci tramanda Diodoro
Siculo, viene probabilmente distrutta nel 250 a.C. durante la Prima guerra
Punica.
Fuori le mura, a sud-est, si trovava la necropoli,
con tombe ipogeiche a camera tra le quali spicca la cosiddetta Tomba della
Regina, in conci di tufo squadrati. Poco oltre si incontra la Porta Sud,
fiancheggiata da torrioni, alla quale si trova addossato, all'interno, un
edificio identificato come fattoria. Salendo verso l'acropoli si incontra,
sulla destra, un grande edificio a pianta rettangolare di destinazione
probabilmente pubblica e, più avanti, un complesso di magazzini, botteghe ed
abitazioni. In cima sorge l'acropoli, in posizione di dominio su tutta,Ia valle
della quale si gode una vista a 360°, con l'abitato di Sambuca ed il Lago
Arancio. L'edificio di maggiore rilevanza è il grande tempio punico affiancato
a destra da una grande cisterna. A pianta rettangolare, il tempio possedeva uno
spazio centrale a cielo aperto su cui si affacciava, a est, la cella.
Anche dal punto di vista naturalistico e paesaggistico
la citta' ha molto da offrire ai suoi visitatori. Da ricordare l'ubicazione
cittadina alle pendici meridionali del Monte Genuardo, che attualmente e'
sottoposto ad un'azione di rimboschimento e caratterizzato dalla presenza della
macchia mediterranea, ed in prossimita' del Lago Arancio.
Le caratteristriche geo-morfologiche della zona
sono ricollegabili a quelle della Valle del Belice. L'importanza naturalistica
di tutta la zona e' stata ulterirmente riconosciuta dall'istittuzione della
Riserva Naturale Orientata di Monte Genuardo e Santa Maria del Bosco ed il Lago
Arancio.